03 marzo 2024

No all'autonomia differenziata! Continua la nostra lotta

Sabato 2 Marzo, noi compagni del PCL abbiamo accettato l'invito all'assemblea "Perché diciamo NO all'autonomia differenziata", promossa dal Circolo ReggioSud.
 
È importante portare il nostro punto di vista di classe anche e soprattutto a queste iniziative, per dire NO a quella che rappresenterà una delle leggi più inique della storia repubblicana.
 
Guarda qui 👇 l'intervento di Eugenio Gemmo del PCL - Reggio Calabria: 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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08 febbraio 2024

La finta memoria

IL giorno del ricordo è un giorno senza memoria, un giorno che non sa ricordare.

Ci ricordiamo benissimo quando alcuni  anni fa CasaPound (organizzazione tipica del trogloditismo di destra) parlava di “Diecimila vittime italiane” nelle foibe, oppure quando Buttafuoco dal Tempo fece il suo rilancio accennando a “ventimila italiani torturati e gettati nelle foibe”. Poi in chiusura vi fu il grande all in di Maurizio Gasparri che parlò di “milioni di infoibati”, e quando gli fecero notare che  l’Istria al tempo aveva meno di  un milione di abitanti fece retromarcia parlando di migliaia.

La storia è esattamente capovolta e i fatti hanno la testa dura.

Oggi come ieri dobbiamo ricordare l’attualità dell’antifascismo e dei suoi valori, di quanto è stata fondamentale la lotta contro quel revisionismo che oggi, con sempre maggior forza,  sta divenendo una “semplice” opzione politica (grazie ai media e a questo governo a guida post-fascista). Quindi  non ci stupiscono le dichiarazioni, né quelle di oggi né quelle di ieri, da parte delle varie forze di destra che cercano di descrivere il fascismo come una forza progressiva sotto la spinta del patriottismo.

Niente di più falso. La presa del potere da parte del fascismo fu il frutto della stretta connessione di  liberali, banchieri, appoggiati dalla monarchia e dall’esercito, impauriti dal possibile avvento di una rivoluzione socialista. La retorica del fascismo “buono” (italiano) in opposizione alla versione “cattiva” (nazista) è solo revisione storica in salsa  populista: l’Italia fascista fu una nazione imperialista che non esitò ad occupare e uccidere altri popoli, nel nome del profitto capitalista.

La destra ha una memoria parziale, distorta e rimuove scientificamente le responsabilità del fascismo: nei territori di confine, tra il 1941 e il 1943, circa 150mila sloveni scomparvero per mano del fascismo. Nella sola isola di Arbe, sede del principale campo di concentramento italiano per jugoslavi, il tasso di mortalità era del 19%, superiore quindi a quello dei campi di sterminio, come riporta lo storico Del Boca

Questa narrazione del 10 febbraio è solo una strumentale versione rovesciata e falsa del concetto di resistenza e autodeterminazione.

IL fascismo è l’altra faccia della medaglia del capitalismo, la faccia più violenta, e a liberaci da esso fu la resistenza opposta da compagni e compagne che ebbero la sola sfortuna di non riuscire a costruire la società che avrebbero voluto, per colpa delle dirigenze staliniste.

E.G.

  

 

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02 febbraio 2024

In memoria di Peng Shuzhi

Peng nasce nel 1896 nella contea di Longhui, nel distretto di Baoqing, nella provincia di Hunan nella Cina meridionale.

Nel 1919 Peng Shuzhi s’iscrive alla Scuola di Arte e letteratura dell’Università di Pechino e sin da subito si dedica e viene affascianato dalla politica attiva e partecipa al Movimento del 4 maggio (il movimento del 4 maggio fu un movimento studentesco, culturale e politico anti-imperialista, iniziato a Pechino il 4 maggio 1919).

Nel 1920, Peng aderisce alla Lega Socialista Giovanile cinese, l’anno successivo decide di recarsi a Mosca ed inizia i suoi studi presso l’Università Comunista dei Lavoratori Orientali. Nel gennaio 1922 è tra i partecipanti del Congresso dei lavoratori dell’Estremo Oriente promosso dall’Internazionale Comunista e nel 1924 è presente al Quinto congresso dell’Internazionale Comunista.

Nel 1924, Peng torna a Shanghai, dove dirige il “New Youth” e il “Guide Weekly”,  pubblicazioni del Partito Comunista Cinese; per sostenersi economicamente si dedica all’insegnamento presso l’Università di Shanghai. Nel 1925, durante il Quarto Congresso Nazionale, viene eletto nell’Ufficio Centrale del Partito Comunista Cinese. Divienne anche direttore del Dipartimento Centrale di Propaganda.

Il 20 marzo 1926 scoppia a Guangzhou “l’incidente della nave Zhongshan1.  Per contrastare Chiang Kai-shek e limitare l’espansione del suo consenso, Chen Duxiu (Primo segretario,  trotskysta, del PCC) convoca una riunione del Comitato Centrale del PCC e decide di adottare alcune contromisure, tra cui la creazione di un comitato speciale e sempre guidata e composta dal Comitato Centrale del Partito Comunista; ne fanno parte: Peng Shuzhi, Zhang Guotao, Tan Pingshan, Chen Yannian, Zhou Enlai, Zhang Tailei, e Peng Shuzhi come Segretario. Chen Duxiu, insieme a Peng Shuzhi, sostenevano le posizioni l’Opposizione Unificata in Urss, quindi premevano affinché il PCC si ritirasse dal Kuomintang.

Nel luglio 1926, il Comintern preme con maggior vigore il Partito Comunista Cinese nella sua politica di governo di collaborazione di classe all’interno del Kuomitang, politica ovviamente spinta da Stalin, Bucharin e coperta ideologicamente dal “nuovo teorico” della maggioranza in materia bolscevica Martynov 2.

Peng Shuzhi viene espulso dal Partito nel novembre 1929, insieme a Chen Duxiu, per aver manifestato le sue simpatie trotskyste.

Il 15 dicembre 1929 Chen Duxiu, Peng Shuzhi e altri fondano prima la “Società Proletaria”, e poi, nel maggio del 1931, insieme ad altri gruppi trotskisti, la Lega Comunista Cinese di cui Peng diviene il responsabile del lavoro di propaganda.

Il 15 ottobre 1932, Peng viene arrestato in Cina dalle forze governative.

Dopo lo scoppio della guerra cino-giapponese (metà anni ‘30), viene rilasciato di prigione, torna a Shanghai e continua a militare tra le fila del movimento trotskista.

Nel 1938 viene eletto negli organismi dirigenti della Quarta Internazionale guidata da Trotsky. Sebbene Peng Shuzhi, Liu Jialiang, Zheng Chaolin, Wang Wenyuan rappresentassero le migliori leve del marxismo rivoluzionario cinese, presto le divisioni politiche interne portarono ad una frammentazione della corrente trotskysta in Cina, che si  divise in due fazioni: la fazione di maggioranza guidata da Peng Shu, e l’altra, di minoranza, con a capo Zheng Chaolin e Wang Fanxi. 

Nel dicembre 1952, Peng Shuzhi è costretto all'esilio a Saigon prima, nel Vietnam del Sud, e successivamente a Parigi, lavorando sempre per la Quarta Internazionale.

Morì negli Stati Uniti, nel 1983.

 

Note

1. L’incidente della nave Zhongshan, noto anche come “incidente del 20 marzo” o “ribellione di Guangzhou del 20 marzo”, avvenne il 18 marzo, il quindicesimo anno della Repubblica Cinese (1926). Il decorso e le cause dell’incidente sono controverse.

2. Alexandr Martynov (12 dicembre 1865 – 5 giugno 1935) è stato un importante politico menscevico prima della rivoluziona russa del 1917, e qualche anno dopo la rivoluzione un critico della teoria della rivoluzione permanente di Leon Trotsky. Nei primi anni ‘20 aderisce al bolscevismo e successivamente alla maggioranza stalinista; dal 1924 lavorò per l’Internazionale Comunista. Divenne uno dei principali portavoce dell’Unione Sovietica sul comunismo mondiale. Sostenne la subordinazione del Partito Comunista Cinese al Kuomintang, fino alla debacle della Rivolta di Guangzhou. Nel 1930 affermò che l’ascesa del partito nazista era una “condizione necessaria” per la vittoria “decisiva” della rivoluzione operaia.

 

 

 

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13 gennaio 2024

Sui compiti del proletariato nella rivoluzione attuale (Tesi d’aprile)

Lenin scrisse questo articolo fra il 4 e il 5 aprile 1917 (fra il 17 e il 18 aprile secondo il calendario occidentale). Pubblicato il 7 (20) aprile 1917 nella “Prava”, contiene le celebri Tesi di aprile, elaborate durante il viaggio alla vigilia di rientro in Russia. Lenin presentò le “Tesi” il 4 (17) aprile in due riunioni: in un’assemblea di bolscevichi e in un’assemblea comune di bolscevichi e menscevichi delegati alla conferenza dei soviet dei deputati operai e soldati di tutta la Russia al Palazzo di Tauride.

 

Giunto a Pietrogrado nella notte del 3 aprile, naturalmente solo a mio nome e con le riserve dovute alla mia insufficiente preparazione, potevo presentare alla riunione del 4 aprile un rapporto sui compiti del proletariato rivoluzionario.

Il solo mezzo che avevo per agevolare il mio lavoro - e quello degli oppositori in buona fede - era quello di preparare delle tesi scritte. Ne ho dato lettura e ne ho trasmesso il testo al compagno Tsereteli. Le ho lette molto lentamente due volte: prima alla riunione dei bolscevichi e poi a quella dei bolscevichi e dei menscevichi.

Pubblico ora queste mie tesi personali, corredate soltanto con brevissime note esplicative, che ho esplicato assai più minuziosamente nel mio rapporto.  


TESI 

1. Nel nostro atteggiamento verso la guerra, che, da parte della Russia, anche sotto il nuovo governo di Lvov e soci, rimane incontestabilmente una guerra imperialistica di brigantaggio, in forza del carattere capitalistico di questo governo, non è ammissibile la benché minima concessione al “difensismo rivoluzionario”.

Il proletariato cosciente può dare il suo consenso ad una guerra rivoluzionaria che giustifichi realmente il difensismo rivoluzionario solo alle seguenti condizioni: a) passaggio del potere al proletariato e agli strati più poveri dei contadini che si schierano dalla sua parte; b) rinuncia effettiva, e non verbale, a qualsiasi annessione; c) rottura completa ed effettiva con tutti gli interessi del capitale.

Data l’innegabile buona fede di larghi strati dei rappresentanti delle masse favorevoli al difensismo rivoluzionario, che accettano la guerra come una necessità e non per spirito di conquista, e poiché essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza, l’errore in cui cadono, svelando il capitale insolubile fra il capitale e la guerra imperialistica, dimostrando che è impossibile metter fine alla guerra con una pace veramente democratica, e non imposta con la forza, senza abbattere il capitale.

Organizzare la propaganda più ampia di questa posizione nell’esercito combattente.

Fraternizzare.

 

2. L’originalità dell’attuale momento in Russia consiste nel passaggio dalla prima fase della rivoluzione, che ha dato il potere alla borghesia a causa dell’insufficiente grado di coscienza e di organizzazione del proletariato, alla sua seconda fase, che deve dare il potere al proletariato e agli strati poveri dei contadini.

Questo passaggio è caratterizzato, anzitutto, dal massimo di possibilità legali (fra tutti i paesi belligeranti la Russia è oggi il paese più libero del mondo), inoltre, dall’assenza di violenza contro le masse, e infine, dall’inconsapevole fiducia delle masse nel governo dei capitalisti, che sono i peggiori nemici della pace, e del socialismo.

Questa situazione originale ci impone di saperci adattare alle condizioni particolari del lavoro di partito tra le grandi masse proletarie, che si sono appena ridestate alla vita politica.

 

3. Non appoggiare in alcun modo il Governo provvisorio, dimostrare la completa falsità di tutte le sue promesse, soprattutto di quelle concernenti la rinuncia alle annessioni. Smascherare questo governo, invece di “rivendicare” - ciò che è inammissibile e semina illusioni - che esso, governo di capitalisti, cessi di essere imperialistico.

 

4. Riconoscere che il nostro partito è in minoranza, e costituisce per ora un’esigua minoranza, nella maggior parte dei Soviet dei deputati operai, di fronte al blocco di tutti gli elementi opportunistici piccolo-borghesi, che sono soggetti all’influenza della borghesia e che estendono quest’influenza al proletariato: dai socialisti-popolari e dai socialisti-rivoluzionari fino al Comitato di organizzazione (Ckheidze, Tsereteli, ecc.), a Steklov, ecc. ecc.

Spiegare alle masse che i Soviet dei deputati operai sono l’unica forma possibile di governo rivoluzionario e che, pertanto, fino a che questo governo sarà sottomesso all’influenza della borghesia, il nostro compito potrà consistere soltanto nello spiegare alle masse in modo paziente, sistematico, perseverante, conforme ai loro bisogni pratici, agli errori della loro tattica.

Fino a che saremo in minoranza, svolgeremo un’opera di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo in pari tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai Soviet dei deputati operai, perché le masse possano liberarsi dei loro errori sulla base dell’esperienza.

 

5. Niente repubblica parlamentare - ritornare ad essa dopo i Soviet dei deputati operai sarebbe un passo indietro - ma Repubblica dei Soviet di deputati degli operai, dei salariati agricoli e dei contadini in tutto il paese, dal basso in alto.

Sopprimere la polizia, l’esercito (1) e il corpo dei funzionari.

Lo stipendio dei funzionari - tutti eleggibili e revocabili in qualsiasi momento - non deve superare il salario medio di un buon operaio. 

 

6. Nel programma agrario spostare il centro di gravità sui Soviet dei deputati dei salariati agricoli.

Confiscare tutte le grandi proprietà fondiarie.

Nazionalizzare tutte le terre del paese e metterle a disposizione di Soviet locali di deputati dei salariati agricoli e dei contadini. Costituire i Soviet dei deputati dei contadini poveri. Fare di ogni grande tenuta (da 100 a 300 desiatine circa, secondo le condizioni locali, ecc. e su decisione degli organismi locali) un’azienda modello coltivata per conto della comunità e sottoposto al controllo dei Soviet dei deputati dei salariati agricoli.

 

7. Fusione immediata di tutte le banche del paese in un’unica banca nazionale, posta sotto il controllo dei Soviet dei deputati operai.

 

8. Il nostro compito immediato non è l’“instaurazione” del socialismo, ma, per ora, soltanto il passaggio al controllo della produzione sociale e della ripartizione dei prodotti da parte dei Soviet dei deputati operai.

 

9. Compiti del partito:

a) convocare immediatamente il congresso del partito;

b) modificare il programma del partito, principalmente:

c) sull’imperialismo e sulla guerra imperialistica;

d) sull’atteggiamento verso lo Stato e sulla nostra rivendicazione dello “Stato-Comune” (2)

e) emendare il programma minimo, ormai invecchiato;

f) cambiare il nome del partito (3). 

 

10. Rinnovare l’Internazionale.

Prendere l’iniziativa della creazione di un’Internazionale rivoluzionaria contro i socialsciovinisti e contro il “centro” (4).

Affinché il lettore capisca per quale motivo ho dovuto sottolineare come una rara eccezione il “caso” degli oppositori in buona fede, io invito a confrontare con queste tesi la seguente obiezione del signor Goldenberg: Lenin “ha issato la bandiera della guerra civile in seno alla socialdemocrazia rivoluzionaria” (citato nel n°5 dell’Edinstvo del signor Plekhanov).

Non è una perla?

Scrivo, leggo, ribadisco: “Data l’innegabile buona fede di larghi strati dei rappresentanti delle masse favorevoli al difensismo rivoluzionario... e poiché essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza, l’errore in cui cadono...”

Ma i signori della borghesia, che si dicono socialdemocratici e non sono né i larghi strati né i rappresentanti delle masse difensiste, riferiscono imperturbabili le mie opinioni in questa forma: “Ha issato (!) la bandiera (!) della guerra civile” (di cui non ho fatto parola nelle tesi o nel rapporto) “in seno (!!) alla socialdemocrazia rivoluzionaria...”.

Che cos’è questa roba? Che differenza c’è tra questo e l’istigazione dei pogrom, tra questo e la Russkaia Volia?

Scrivo, leggo, ribadisco: “i Soviet dei deputati operai sono l’unica forma possibile di governo rivoluzionario e che, pertanto, fino a che questo governo sarà sottomesso all’influenza della borghesia, il nostro compito potrà consistere soltanto nello spiegare alle masse in modo paziente, sistematico, perseverante, conforme ai loro bisogni pratici, agli errori della loro tattica”.

Ma gli oppositori di un certo tipo presentano le mie opinioni come un appello alla “guerra civile in seno alla socialdemocrazia rivoluzionaria”!!

Ho attaccato il Governo provvisorio perché non ha fissato un termine, né vicino né lontano, per la convocazione dell’Assemblea costituente, cavandosela con vuote promesse. Ho dimostrato che, senza i Soviet dei deputati degli operai e dei soldati, la convocazione dell’Assemblea costituente non è garantita e il suo complesso è impossibile.

E si pretende che io sia contrario alla più sollecita convocazione dell’Assemblea costituente!!

Direi che queste affermazioni sono “deliranti”, se decenni di lotta politica non mi avessero insegnato a considerare la buona fede degli oppositori come una rara eccezione.

Il signor Plekhanov ha scritto nel suo giornale che il mio discorso è “delirante”. Benissimo, signor Plekhanov! Ma guardate quanto siete malaccorto, maldestro e poco perspicace nella vostra polemica. Se per due ore ho detto cose deliranti, come mai centinaia di ascoltatori hanno tollerato il mio “delirio”? E poi perché il vostro giornale consacra un’intera colonna a questo delirio? Tutto questo zoppica, zoppica molto.

Certo, è molto più facile gridare, ingiuriare, strepitare che tentar di esporre, chiarire, ricordare in che modo abbiano ragionato Marx ed Engels, nel 1871, nel 1872 e nel 1875, sull’esperienza della Comune di Parigi e sui caratteri dello Stato di cui il proletariato ha bisogno.

L’ex marxista signor Plekhanov, probabilmente, non vuole ricordarsi del marxismo.

Ho citato le parole di Rosa Luxemburg, che il 4 agosto 1914 definì la socialdemocrazia tedesca un “fetido cadavere”. I signori Plekhanov, Goldenberg e soci “si sono risentiti”... per conto di chi? Per conto degli sciovinisti tedeschi, che sono stati chiamati sciovinisti!

Eccoli in un bell’imbroglio, poveri socialsciovinisti russi, socialisti a parole e sciovinisti nei fatti!

Vladimir Ilic Ulianov (Lenin)

 

 

Note

1. Cioè sostituire l’esercito permanente con l’armamento generale del popolo.

2. Cioè di uno Stato di cui la Comune di Parigi ha fornito il primo modello.

3. Invece di “socialdemocrazia”, i cui capi ufficiali (“difensisti” e “kautskiani” tentennanti), hanno tradito il socialismo in tutto il mondo, passando alla borghesia, dobbiamo chiamarci Partito comunista.

4. Si chiama “centro” nella socialdemocrazia internazionale la corrente che oscilla tra gli sciovinisti (= “difendisti”) e gli internazionalisti: ne fanno parte Kautsky e soci in Germania, Longuet e soci in Francia, Ckheidze e soci in Russia, Turati e soci in Italia, MacDonald e soci in Inghilterra, ecc.

 

In ricordo di Pietro Tresso. A 80 anni dalla sua morte

Sono ormai passati ottant’anni da quando “Blasco”, Pietro Tresso, uno dei dirigenti di primo piano del movimento operaio italiano ed inter...