Lenin scrisse questo
articolo fra il 4 e il 5 aprile 1917 (fra il 17 e il 18 aprile secondo il
calendario occidentale). Pubblicato il 7 (20) aprile 1917 nella “Prava”,
contiene le celebri Tesi di aprile, elaborate durante il viaggio alla vigilia
di rientro in Russia. Lenin presentò le “Tesi” il 4 (17) aprile in due
riunioni: in un’assemblea di bolscevichi e in un’assemblea comune di bolscevichi
e menscevichi delegati alla conferenza dei soviet dei deputati operai e soldati
di tutta la Russia al Palazzo di Tauride.
Giunto a Pietrogrado
nella notte del 3 aprile, naturalmente solo a mio nome e con le riserve dovute
alla mia insufficiente preparazione, potevo presentare alla riunione del 4
aprile un rapporto sui compiti del proletariato rivoluzionario.
Il solo mezzo che
avevo per agevolare il mio lavoro - e quello degli oppositori in buona fede -
era quello di preparare delle tesi scritte. Ne ho dato lettura e ne ho
trasmesso il testo al compagno Tsereteli. Le ho lette molto lentamente due
volte: prima alla riunione dei bolscevichi e poi a quella dei bolscevichi e dei
menscevichi.
Pubblico ora queste
mie tesi personali, corredate soltanto con brevissime note esplicative, che ho
esplicato assai più minuziosamente nel mio rapporto.
TESI
1. Nel nostro
atteggiamento verso la guerra, che, da parte della Russia, anche sotto il nuovo
governo di Lvov e soci, rimane incontestabilmente una guerra imperialistica di
brigantaggio, in forza del carattere capitalistico di questo governo, non è
ammissibile la benché minima concessione al “difensismo rivoluzionario”.
Il proletariato
cosciente può dare il suo consenso ad una guerra rivoluzionaria che giustifichi
realmente il difensismo rivoluzionario solo alle seguenti condizioni: a)
passaggio del potere al proletariato e agli strati più poveri dei contadini che
si schierano dalla sua parte; b) rinuncia effettiva, e non verbale, a qualsiasi
annessione; c) rottura completa ed effettiva con tutti gli interessi del
capitale.
Data l’innegabile
buona fede di larghi strati dei rappresentanti delle masse favorevoli al
difensismo rivoluzionario, che accettano la guerra come una necessità e non per
spirito di conquista, e poiché essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna
spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza, l’errore in cui
cadono, svelando il capitale insolubile fra il capitale e la guerra
imperialistica, dimostrando che è impossibile metter fine alla guerra con una
pace veramente democratica, e non imposta con la forza, senza abbattere il capitale.
Organizzare la
propaganda più ampia di questa posizione nell’esercito combattente.
Fraternizzare.
2. L’originalità dell’attuale
momento in Russia consiste nel passaggio dalla prima fase della rivoluzione,
che ha dato il potere alla borghesia a causa dell’insufficiente grado di
coscienza e di organizzazione del proletariato, alla sua seconda fase, che deve
dare il potere al proletariato e agli strati poveri dei contadini.
Questo passaggio è
caratterizzato, anzitutto, dal massimo di possibilità legali (fra tutti i paesi
belligeranti la Russia è oggi il paese più libero del mondo), inoltre, dall’assenza
di violenza contro le masse, e infine, dall’inconsapevole fiducia delle masse
nel governo dei capitalisti, che sono i peggiori nemici della pace, e del
socialismo.
Questa situazione
originale ci impone di saperci adattare alle condizioni particolari del lavoro
di partito tra le grandi masse proletarie, che si sono appena ridestate alla
vita politica.
3. Non appoggiare in
alcun modo il Governo provvisorio, dimostrare la completa falsità di tutte le
sue promesse, soprattutto di quelle concernenti la rinuncia alle annessioni.
Smascherare questo governo, invece di “rivendicare” - ciò che è inammissibile e
semina illusioni - che esso, governo di capitalisti, cessi di essere
imperialistico.
4. Riconoscere che il
nostro partito è in minoranza, e costituisce per ora un’esigua minoranza, nella
maggior parte dei Soviet dei deputati operai, di fronte al blocco di tutti gli
elementi opportunistici piccolo-borghesi, che sono soggetti all’influenza della
borghesia e che estendono quest’influenza al proletariato: dai
socialisti-popolari e dai socialisti-rivoluzionari fino al Comitato di
organizzazione (Ckheidze, Tsereteli, ecc.), a Steklov, ecc. ecc.
Spiegare alle masse
che i Soviet dei deputati operai sono l’unica forma possibile di governo
rivoluzionario e che, pertanto, fino a che questo governo sarà sottomesso all’influenza
della borghesia, il nostro compito potrà consistere soltanto nello spiegare
alle masse in modo paziente, sistematico, perseverante, conforme ai loro
bisogni pratici, agli errori della loro tattica.
Fino a che saremo in
minoranza, svolgeremo un’opera di critica e di spiegazione degli errori,
sostenendo in pari tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale
ai Soviet dei deputati operai, perché le masse possano liberarsi dei loro
errori sulla base dell’esperienza.
5. Niente repubblica
parlamentare - ritornare ad essa dopo i Soviet dei deputati operai sarebbe un
passo indietro - ma Repubblica dei Soviet di deputati degli operai, dei
salariati agricoli e dei contadini in tutto il paese, dal basso in alto.
Sopprimere la
polizia, l’esercito (1) e il corpo dei funzionari.
Lo stipendio dei
funzionari - tutti eleggibili e revocabili in qualsiasi momento - non deve
superare il salario medio di un buon operaio.
6. Nel programma
agrario spostare il centro di gravità sui Soviet dei deputati dei salariati
agricoli.
Confiscare tutte le
grandi proprietà fondiarie.
Nazionalizzare tutte
le terre del paese e metterle a disposizione di Soviet locali di deputati dei
salariati agricoli e dei contadini. Costituire i Soviet dei deputati dei
contadini poveri. Fare di ogni grande tenuta (da 100 a 300 desiatine circa,
secondo le condizioni locali, ecc. e su decisione degli organismi locali) un’azienda
modello coltivata per conto della comunità e sottoposto al controllo dei Soviet
dei deputati dei salariati agricoli.
7. Fusione immediata
di tutte le banche del paese in un’unica banca nazionale, posta sotto il
controllo dei Soviet dei deputati operai.
8. Il nostro compito
immediato non è l’“instaurazione” del socialismo, ma, per ora, soltanto il
passaggio al controllo della produzione sociale e della ripartizione dei
prodotti da parte dei Soviet dei deputati operai.
9. Compiti del
partito:
a) convocare immediatamente il congresso
del partito;
b) modificare il programma del partito,
principalmente:
c) sull’imperialismo e sulla guerra
imperialistica;
d) sull’atteggiamento verso lo Stato e sulla
nostra rivendicazione dello “Stato-Comune” (2)
e) emendare il programma minimo, ormai
invecchiato;
f) cambiare il nome del partito (3).
10. Rinnovare l’Internazionale.
Prendere l’iniziativa
della creazione di un’Internazionale rivoluzionaria contro i socialsciovinisti
e contro il “centro” (4).
Affinché il lettore
capisca per quale motivo ho dovuto sottolineare come una rara eccezione il “caso”
degli oppositori in buona fede, io invito a confrontare con queste tesi la
seguente obiezione del signor Goldenberg: Lenin “ha issato la bandiera della
guerra civile in seno alla socialdemocrazia rivoluzionaria” (citato nel n°5
dell’Edinstvo del signor Plekhanov).
Non è una perla?
Scrivo, leggo,
ribadisco: “Data l’innegabile buona fede di larghi strati dei rappresentanti
delle masse favorevoli al difensismo rivoluzionario... e poiché essi sono
ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura,
ostinazione e pazienza, l’errore in cui cadono...”
Ma i signori della
borghesia, che si dicono socialdemocratici e non sono né i larghi strati né i
rappresentanti delle masse difensiste, riferiscono imperturbabili le mie
opinioni in questa forma: “Ha issato (!) la bandiera (!) della guerra civile”
(di cui non ho fatto parola nelle tesi o nel rapporto) “in seno (!!) alla
socialdemocrazia rivoluzionaria...”.
Che cos’è questa
roba? Che differenza c’è tra questo e l’istigazione dei pogrom, tra questo e la
Russkaia Volia?
Scrivo, leggo,
ribadisco: “i Soviet dei deputati operai sono l’unica forma possibile di
governo rivoluzionario e che, pertanto, fino a che questo governo sarà
sottomesso all’influenza della borghesia, il nostro compito potrà consistere
soltanto nello spiegare alle masse in modo paziente, sistematico, perseverante,
conforme ai loro bisogni pratici, agli errori della loro tattica”.
Ma gli oppositori di
un certo tipo presentano le mie opinioni come un appello alla “guerra civile in
seno alla socialdemocrazia rivoluzionaria”!!
Ho attaccato il Governo
provvisorio perché non ha fissato un termine, né vicino né lontano, per la
convocazione dell’Assemblea costituente, cavandosela con vuote promesse. Ho
dimostrato che, senza i Soviet dei deputati degli operai e dei soldati, la
convocazione dell’Assemblea costituente non è garantita e il suo complesso è
impossibile.
E si pretende che io
sia contrario alla più sollecita convocazione dell’Assemblea costituente!!
Direi che queste
affermazioni sono “deliranti”, se decenni di lotta politica non mi avessero insegnato
a considerare la buona fede degli oppositori come una rara eccezione.
Il signor Plekhanov
ha scritto nel suo giornale che il mio discorso è “delirante”. Benissimo,
signor Plekhanov! Ma guardate quanto siete malaccorto, maldestro e poco
perspicace nella vostra polemica. Se per due ore ho detto cose deliranti, come
mai centinaia di ascoltatori hanno tollerato il mio “delirio”? E poi perché il
vostro giornale consacra un’intera colonna a questo delirio? Tutto questo
zoppica, zoppica molto.
Certo, è molto più
facile gridare, ingiuriare, strepitare che tentar di esporre, chiarire,
ricordare in che modo abbiano ragionato Marx ed Engels, nel 1871, nel 1872 e
nel 1875, sull’esperienza della Comune di Parigi e sui caratteri dello Stato di
cui il proletariato ha bisogno.
L’ex marxista signor
Plekhanov, probabilmente, non vuole ricordarsi del marxismo.
Ho citato le parole
di Rosa Luxemburg, che il 4 agosto 1914 definì la socialdemocrazia tedesca un “fetido
cadavere”. I signori Plekhanov, Goldenberg e soci “si sono risentiti”... per
conto di chi? Per conto degli sciovinisti tedeschi, che sono stati chiamati
sciovinisti!
Eccoli in un bell’imbroglio,
poveri socialsciovinisti russi, socialisti a parole e sciovinisti nei fatti!
Vladimir Ilic Ulianov
(Lenin)
Note
1. Cioè sostituire l’esercito
permanente con l’armamento generale del popolo.
2. Cioè di uno Stato
di cui la Comune di Parigi ha fornito il primo modello.
3. Invece di “socialdemocrazia”,
i cui capi ufficiali (“difensisti” e “kautskiani” tentennanti), hanno tradito
il socialismo in tutto il mondo, passando alla borghesia, dobbiamo chiamarci
Partito comunista.
4. Si chiama “centro”
nella socialdemocrazia internazionale la corrente che oscilla tra gli
sciovinisti (= “difendisti”) e gli internazionalisti: ne fanno parte Kautsky e
soci in Germania, Longuet e soci in Francia, Ckheidze e soci in Russia, Turati
e soci in Italia, MacDonald e soci in Inghilterra, ecc.