29 agosto 2023

Pietro Tresso: sempre Blasco, giovane e rivoluzionario

Da una lettera di Pietro Tresso inviata a Gabriella Seidenfeld, sorella della sua compagna Deborah, dal carcere di Lodève (Francia), nel novembre del 1942, meno di un anno prima di essere assassinato da agenti stalinisti.

“[...] È proprio perché siamo rimasti giovani che ci troviamo praticamente al di fuori delle diverse «chiese». Le stesse aspirazioni morali che ci hanno spinto, fin dalla giovinezza, all’interno di un partito, ce ne hanno spinto fuori quando si sono trovate in disaccordo con quelle che vengono definite «necessità pratiche».

Se fossimo invecchiati, avremmo ascoltato la voce dell’esperienza; saremmo diventati «saggi», ci saremmo adattati, come molti altri, all’astuzia, alla menzogna, al sorriso ossequioso verso i vari «figli del popolo», ecc. Ma questo ci è stato impossibile. Perché? Perché siamo rimasti giovani. E per questo sempre insoddisfatti di ciò che è e sempre aspiranti a qualcosa di meglio. Quelli che non sono rimasti giovani sono diventati, in realtà, dei cinici. Per loro gli uomini e tutta l’umanità non sono che strumenti, dei mezzi che debbono servire ai loro scopi particolari, anche se questi scopi vengono mascherati con frasi di ordine generale; per noi gli uomini e l’umanità sono le sole vere realtà esistenti.

[...] Non possiamo ammettere come giusti gli atti che sentiamo e sappiamo essere ingiusti; non possiamo dire che ciò che è vero è falso e che ciò che falso è vero, col pretesto che questo serve all'una o all'altra delle forze contrapposte.”